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Pet Therapy

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 04-11-2020
Pagina culturale

 
Q
uando sei in pace con te stesso, difficilmente ne analizzi il motivo. Prendi il buono di quel momento, e vivi. Almeno per me è così. Non mi è mai piaciuto il famoso aforisma di Gervaso ‘Siamo nati per soffrire e ci riusciamo benissimo’. Penso invece che siamo nati per essere felici, è questo il nostro scopo, e per realizzarlo occorre contrastare e risolvere i problemi, e accogliere con naturalezza la gioia.
A ben pensarci è proprio da tanto, cioè da circa tre anni, che io frequento costantemente la serenità, e pur non volendo fare su di me chissà quale scavo archeologico, alla fine qualche domanda me la sono posta. Ed ecco qua la risposta: senza averlo programmato, sono dentro una sorta di Pet therapy. Infatti da tre anni vivo con Hope, una dolcissima Labrador, e da circa un anno col suo amichetto Poirot, un bel pezzo di monello di Beagle.
Il loro ingresso a casa nostra ha portato un gran da fare, ma anche tanto divertimento. Ha recato il benessere delle passeggiate ( che vuol dire anche migliore produzione endogena di serotonina), che per amor loro facciamo molto di più rispetto a prima; ha stemperato lo stress, i battibecchi in famiglia, insomma sembra essere un medicamento miracoloso che entra in noi appena li vediamo ( spero di non enfatizzare troppo). Soprattutto ad alzare questi famosi ormoni del benessere, di cui prima menzionavo la serotonina, è il contatto fisico. Stare sul divano abbracciata o vicina a loro, svegli o addormentati, mi fa immediatamente sentire più serena, meglio disposta ad affrontare le asperità della giornata.
Dunque io donna attempata, moglie madre pediatra e scrittrice, io che faccio tante cose, non ho difficoltà a dichiarare che quella che mi procura più piacere, è stare coi miei cani, pusher di endorfine.
Per questo, perché ne beneficio, desidero promuoverla, e quindi scrivere un po’ di cose sulla Pet therapy. Chiaramente, c’è l’esperienza positiva dell’amicizia con un animale da compagnia, che ci da il senso di cosa sia una Pet therapy, e c’è la Pet therapy vera e propria, quella ufficiale, coi suoi canoni.
Si tratta di un sistema terapeutico dolce incentrato sull’interazione tra uomo e animali. Ce ne ha parlato per la prima volta lo psichiatra americano Boris Levinson. Nel 1953, durante una seduta con un bambino autistico, egli notò che la presenza del suo cane stimolava il piccolo ad interagire. Portò così avanti studi che dimostrarono che l’affetto di un animale migliora l’autostima e appaga il bisogno di amore.
La Pet therapy studia ed applica gli effetti positivi di un animale su bambini, disabili, anziani, malati psichiatrici, persone.
Le Linee Guida Nazionali raccomandano di utilizzare per la Pet therapy solo animali da compagnia, come cane, gatto, coniglio, asino, cavallo. In alcuni paesi vengono utilizzati anche i delfini. Ogni animale deve rispondere a requisiti sanitari e comportamentali valutati e dichiarati da un veterinario esperto in tale disciplina. Chiaramente, per la sua storia e versatilità, l’animale più adatto a questo tipo di terapia, risulta essere il cane, in particolare il Golden e il Labrador retriever, ma anche i meticci.
Il conduttore, cioè colui che ha addestrato il cane, deve sempre essere presente nelle sedute di Pet therapy, almeno sino a che non si sviluppano autonomie di rapporto tra il cane e il suo amico umano. Anche il cavallo risulta essere particolarmente adatto per la Pet therapy, e la riabilitazione equestre, conosciuta già in epoca greco-romana, è la più antica pratica di mediazione animale. Successivamente al dopoguerra, l’ippoterapia ha poi affermato l’importanza degli effetti benefici sull’uomo. La figura imponente del cavallo, ricca tra l’altro di valori simbolici, garantisce risultati sia dal punto di vista motorio che psichico. Anche il fatto che i maneggi sono immersi nel verde, in ambienti non prettamente sanitari, genera vantaggi.
Alla domanda se la Pet therapy può sostituire altre terapia, come la psico, la farmaco, la fisioterapia, la risposta è no. La Pet therapy può agire solo come co-terapia. In Italia ormai è abbastanza diffusa, specialmente al nord, ed è da tempo una realtà dell’ospedale Niguarda di Milano e Meyer di Firenze.
Bambini
Attualmente, i bambini hanno meno relazioni con gli animali rispetto a una volta, ed è un peccato, perché un bambino non può che giovarsi per il contatto ( sotto controllo degli adulti) con un animale domestico.
Proverà piacere a toccarlo, accarezzarlo, coccolarlo, giocarci, prendersi cura di lui con piccoli compiti, che lo responsabilizzano e quindi aiutano a maturare.
L’amicizia con un animale migliorerà la sua intelligenza emotiva, quella che gli fornisce il giusto equilibrio tra ragione e sensazioni.
Stimolerà la sua creatività e il suo apprendimento. Lo sosterrà e mitigherà la sua inquietudine se ha da smaltire l’ansia, con relativo furto di attenzioni, dovuta alla nascita di un fratellino.
Occorre però sorvegliare bene i più piccoli, che di solito sono quelli che esercitano sugli animali domestici maggiori tirannie, come tirar loro le orecchie, la coda, mettergli le dita negli occhi, comportamenti fastidiosi che possono irritare l’animale.
Bambini dislessici
I cani da lettura o cani ascoltatori, vengono addestrati, nell’ambito di programmi di Per therapy, a stare accanto a un bimbo dislessico e ascoltarlo mentre legge. Di solito questi bambini vivono con disagio la lettura in pubblico, perché si sentono giudicati, quindi frustrati. La presenza del cane, è per loro rassicurante. Il cane non si annoia né ride, come accade talvolta in classe. Resta lì paziente ad ascoltare e ogni tanto porge al piccolo la zampa.
Chi conosce bene i cani, sa quanto essi siano ascoltatori.
Anziani
Un anziano beneficia della Pet therapy sia dal punto di vista fisico, perché la presenza del cane lo induce a fare più movimento, sia dal punto di vista intellettivo, perché rappresenta stimoli, non impegnativi ma ugualmente importanti, basati su gesti semplici. Può contribuire ad abbassare la pressione sanguigna e la glicemia se sono alterate. Infine, determina miglioramenti per quanto riguarda la sfera emotiva. Si riducono il senso di isolamento, inutilità, depressione. Non dimentichiamo che l’OMS ha dichiarato che presto la depressione sarà ( covid a parte) la seconda causa di morte al mondo. E’ poi è bello che un anziano abbia ancora la possibilità di accarezzare, di essere annusato , leccato o festeggiato dal suo cane. Ciò contribuisce ad aumentare la compassione verso gli altri, uscendo da sfere di egoismo ed ostilità.
Peraltro attualmente la Pet therapy è di frequente utilizzata nelle case di riposo.
Disabili
Anch’essi si giovano del contatto con l’animale, che serve a farli sentire meno soli, più utili e impegnati se possono attuare piccoli compiti quotidiani. L’animale non giudica, non rifiuta, non ha pregiudizi. L’animale li fa sentire al sicuro, soprattutto nelle situazioni più critiche, in special modo se ci sono limitate capacità di comunicazione ed esclusione sociale. L’importante è che ogni progetto sia costruito ad personam, cioè studiato tenendo conto delle specifiche esigenze dell’utente, come accade per i soggetti autistici.
Malati di Alzeimer
L’Alzeimer è una malattia che poco conosciamo, ma c’è la necessità di conoscerla, comprenderla, gestirla. Nel 2020 ci sono nel mondo 42 milioni di malati di Alzeimer, destinati a raddoppiare tra 20 anni. Quindi una malattia sempre più diffusa e di forte impatto sociale, che richiede notevole impegno familiare, sanitario e della collettività, per questo la Pet therapy si rivela doppiamente utile nel dare una mano, il che accade evocando e rinforzando sentimenti, modulando aggressività ed agitazione, favorendo empatia.
Malati psichiatrici
Anche per loro, già da molti anni è sperimentata, come co-terapia, la Pet therapy, scientificamente dimostrato che può aiutare a superare traumi e paure. Per la sua lunghissima storia di co-evoluzione con gli esseri umani, anche in questi casi è più spesso utilizzato il cane.
Il tentativo è di ricreare anche per questi pazienti il senso di normalità.

Norma D'Alessio