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Frida Khalo

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 18-01-2021
Pagina "Cultura e Società"

 
‘H o provato ad affogare i miei dolori, ma hanno imparato a nuotare’. FK

Tutte le più belle promesse sembrarono sorridere alla messicana Frida Khalo dagli occhi di pece. Ma tutte, tranne quella dell’arte (e non è poco) e di un grande amore (e non è poco), furono disattese. E la sua vita passò per lunga parte tra atroci sofferenze, così che i suoi quadri più intensi ed espressivi, furono quelli della ‘liberazione’, cioè dei mesi in cui si accorse che la sua esistenza volgeva al termine, e lei, insieme alla sua gamba ormai amputata (per i bambini era sempre stata Frida pata de palo –zampa di legno-), finalmente depositava il suo fardello.
Nel suo diario, verso la fine, scrisse:
‘Aspetto felice la partenza e spero di non tornare mai più’.
Racconterò la sua storia alternando le mie parole a quelle di Pino Cacucci, che ha scritto su di lei un infuocato e canicolare monologo intitolato Viva la Vida, edito da Feltrinelli.
Nacque il 6 luglio del 1907 a Coyoacàn, ma preferiva dire di esser nata nel 1910, anno della rivoluzione messicana.
‘Sono nata con lo scroscio della pioggia battente. E la Morte, la Pelona, mi ha subito sorriso, danzando intorno al mio letto. Ho vissuto da sepolta ancora in vita, prigioniera di un corpo che agognava la morte e si aggrappava alla vita. Sono stata sigillata dentro bare di ferro e di gesso, ma… io resistevo, ascoltavo il mio respiro e maledicevo il lerciume del mio corpo devastato…’

Nacque in un villaggio alla periferia di Città del Messico. Aveva una spina bifida, che fu scambiata per poliomielite. Da bambina la lavavano in una bacinella con acqua di noce e panni caldi. Da ragazza, Frida aumentava lo spessore degli abiti sulla gamba più piccola, perché non si notasse la differenza con l’altra, e zoppicava un po’, più che zoppicare, sembrava leggermente saltare. Suo padre era un fotografo ungherese poi emigrato in Messico; sua madre una benestante messicana di origini spagnole e amarinde. Probabilmente fu proprio il padre fotografo ad insegnare alla figlia un certo modo di fissare l’immagine.
Voleva diventare medico, Frida, ed aveva iniziato un corso preparatorio alla facoltà di Medicina, invece la sua vita la inchiodò dall’altra parte, non fu altro che malata. Aveva 16 anni, quando subì un gravissimo incidente mentre viaggiava su un autobus, che finì schiacciato da un tram contro un muro.
‘Sono stata al mio funerale nella lieve pioggia di un tardo pomeriggio, su un autobus che mi portava a Coyoacan. Non avrei dovuto essere su quell’autobus. Ero già salita su un altro, stavo tornando a casa, quando il destino ha preso la forma di uno stupido ombrellino. Un parasole. E sono scesa, sono tornata indietro. Non so nemmeno se l’ho ritrovato, quell’ombrellino… E così, sono salita sul mio carro funebre. Mentre ero lì, all’improvviso il mondo è esploso. L’autobus per Coyoacan, si è disintegrato. E io, un attimo o un secolo dopo, ero una ballerina coperta di sangue e di oro. Prima dell’apocalisse, accanto a me se ne stava seduto un artigiano con un sacchetto di polvere d’oro in grembo. Dopo, ero completamente nuda e ricoperta d’oro. La ballerina dorata in mezzo ai cadaveri. Mi hanno adagiata sopra un tavolo da biliardo. E a quel punto, qualcuno ha visto. Un corrimano di 4 metri mi era entrato nel fianco. Mi aveva trafitto come la spada trafigge il toro. Mi aveva impalata. La punta scheggiata mi usciva dalla vagina. Sono stata stuprata da un corrimano a 18 anni, su quell’autobus che avrebbe dovuto uccidermi sotto una pioggia d’oro. Un uomo me l’ha strappato con un gesto deciso… Ho lanciato un urlo così forte che ha percorso interi isolati, e ha messo in fuga la Pelona, la Cagna Spelacchiata, la Morte, che mi stava danzando intorno e che sarebbe diventata mia compagna inseparabile’.
Frida ne uscì viva, ma con tutte le ossa rotte. La spranga di ferro le trapassò il bacino. Subì 13 fratture, che la obbligarono a passare per 32 operazioni chirurgiche. Fu costretta a letto, ingessata, per lunghissimo tempo, in cui notte e giorno si confondevano. Durante questo periodo di immobilità, i genitori le regalarono colori e pennelli e un letto a baldacchino. Le misero anche uno specchio in alto, di fronte. Lei cominciò a dipingere, soprattutto autoritratti, per svelare a se stessa i segreti del suo mondo interiore.
‘La pittura diventa per me l’unica ragione per aspettare l’alba…’
Nel suo stile pittorico, ricchissimo di metafore e zuppo di colori, convergeranno svariati stili, in primis quello naif, ma anche quello surrealista, seppure lei abbia sempre affermato di ispirarsi solo alla realtà.
Quando riprese a camminare, perché la sua ostinazione e forza d’animo infine glielo consentirono,
‘la vita ha scelto di assassinarmi lentamente, anche riprendere a camminare fa parte del lento morire di ogni giorno…’
bramando una sua indipendenza economica, si recò da Diego Riveira, già affermato pittore muralistico messicano, per chiedergli un parere sulla sua pittura. In realtà desiderava soprattutto vendere qualche quadro per aiutare finanziariamente i suoi genitori, sommersi dalle tante spese mediche affrontate per lei. Prima di allora, aveva conosciuto Diego per averlo spiato di nascosto mentre dipingeva e amoreggiava con le modelle, cornificando la moglie Lupe. Era un inguaribile dongiovanni. Quasi tutte le donne che immortalava, le dipingeva dopo averne catturato sul volto il piacere di un orgasmo.
Il parere di Diego fu più che positivo. Lui la introdusse nel mondo artistico e culturale dell’epoca ed anche lei divenne attivista del partito comunista. Entrambi rivoluzionari, trovarono un’ottima intesa e… nel 1929 l’elefante e la colomba, come li definivano i giornali, si sposarono (lei aveva solo 22 anni, lui venti di più), nonostante Diego fosse al terzo matrimonio ed avesse quella brutta fama di donnaiolo. Andò a finire che non fu lei a convertirlo alla fedeltà, ma lui a convertire lei all’adulterio, e le storie di Frida furono davvero tante, sia con uomini (tra i suoi amanti Trotsky, durante il suo esilio rifugiatosi nella loro casa) che con donne. Quella del piacere sessuale, rappresentava la rivincita di Frida sul suo corpo che la straziava.
Con Diego andò in America, per impegni professionali di lui che doveva dipingere il muro all’interno del Rockefeller Center di New York. Durante questo soggiorno Frida ebbe un aborto a gravidanza inoltrata (nella sua vita abortì 4 volte, gli esiti dell’incidente subito, non le permisero mai di portare avanti nessuna gestazione), che la prostrò non poco, visto che desiderava immensamente un figlio.
‘La vita mi negava il diritto di dare la vita. Mi permetteva di assaporare quella degli altri, ma non di generarla nel mio ventre lacerato…’ ‘Tra un aborto e l’altro, morfina e alcool mi hanno cullato nelle notti insonni, nei giorni di tormento; la morfina per i dolori del corpo, l’alcool per i dolori dell’anima.’

All’epoca della sua storia con Trotsky, lui aveva 58 anni, ed era provato dalle tante sofferenze subite, in particolare quelle dovute all’uccisione dei suoi 4 figli.
L’esuberanza e l’aria esotica di Frida lo incantarono. Lei lo trovò affascinante e volendo vendicarsi dei tanti tradimenti subiti da Diego, iniziò con lui una relazione in cui Lev perse la testa come un ragazzino, e lei visse l’ebbrezza di gabbare il marito ed anche la moglie di lui proprio sotto i loro occhi. I due amanti parlavano in inglese in presenza della donna, che non lo conosceva, vivendo con euforia la loro avventura, che però si esaurì in pochi mesi. Lui le chiese indietro le sue lettere d’amore, temendo che potessero essere rese pubbliche. Lei rimase indifferente. Qualche tempo prima, aveva detto a un’amica di esser stanca del ‘vecchio’.
Dopo dieci anni di matrimonio, Frida divorziò. Non resse il tradimento di Diego con la sua sorella minore Cristina, dal corpo statuario e dalla totale ‘ignoranza’ artistica. Lei l’aveva accolta in casa per aiutarla economicamente ed aveva lasciato che posasse come modella per Diego, ma era finita nel solito modo, ed anche se i tradimenti reciproci erano stati tanti, questo per Frida era davvero inaccettabile. Si immerse ancora di più nella sua arte.
E’ l’unica donna latino-americana ad avere avuto un suo quadro acquistato dal Louvre.
‘La sua arte è come un fiocco legato a una bomba. E’ pura energia.’ André Breton, poeta, che fu uno dei suoi amori.

Un anno dopo il divorzio, l’elefante e la colomba si risposarono a San Francisco, non riuscendo a fare a meno l’uno dell’altra, lui sempre innamorato delle sue sopracciglia larghe come ali di gabbiano, che lei sfoggiava con orgoglio; lei del suo corpo forte e possente come un cactus messicano, cresciuto nella sabbia e nella pietra vulcanica.
Della sua appartenenza, diceva:
‘Io non sono il simbolo di questa mia terra lacerata e saccheggiata, di questa terra mutilata come il mio corpo. Io ne sono il sintomo, la disintegrazione. Ho nelle vene sangue di ebrei ungheresi e di indios taraschi, discendo dalla mescolanza di genti perseguitate e conquistate, costrette alla fuga e disperse, discendo da generazioni di sconfitti mai domati che hanno perso tutto fuorché il bene più prezioso. La dignità.’
Morì all’età di 47 anni per embolia polmonare, o forse un’overdose di morfina, assistita amorevolmente da Cristina.
Le sue ceneri si trovano nella Casa Azul, dove visse con Diego, sino alla fine.
‘Ti mancherò Diego. Quanto è lontano il giorno che ti ho stretto al mio petto, bambino mio. Ma tu trasformerai la mia mancanza in arte. Riempirai il vuoto che avrai nel cuore, con un oblìo di parole che formerà la lingua adatta a comprendere gli sguardi dei nostri occhi chiusi’.
‘E’ lecito inventare verbi nuovi? Voglio regalartene uno: io ti cielo, così che le mie ali possano distendersi smisuratamente, per amarti senza confini. FK’
Oggi Casa Azul, che Riveira volle donare al Messico, è diventata un museo, meta di estimatori provenienti da ogni parte del mondo, venuti per celebrare l’artista naif più famosa ed originale del secolo scorso.
Ci ha lasciato anche molti scritti, per lo più lettere d’amore e splendidi versi.

Norma D'Alessio