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Enrico Piaggio

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 13-09-2020
Pagina culturale

 
C
on la visione del film per la Rai prodotto nel 2019 e riproposto in tv poche sere fa ‘Un sogno italiano, dedicato ad Enrico Piaggio, mi sono appassionata alla sua storia.
Fu un toscano doc, economista, erede ed amministratore delegato di due fabbriche che producevano aerei ed ebbe la caparbietà dalla sua parte. La seconda guerra mondiale le distrusse, ma lui non si arrese. Non sopportava di vedere 12000 operai finire sul lastrico, così, traendo spunto dai motori di avviamento per l’elica degli elicotteri, alcuni dei quali sopravvissuti ai bombardamenti e rimasti inutilizzati nei depositi, indusse l’ingegnere Corradino D’Ascanio, progettista aeronautico e suo amico, a inventare il motore della Vespa, brevettato nell’aprile del ‘46. Non fu facile, perché Corradino non aveva simpatia per i ciclomotori. Voleva occuparsi di aeroplani e sì, anche di altre cose, persino forni elettrici, ma di ciclomotori no. Invece furono proprio questi a dargli la fama. Fu un inventore fantasioso capace e temerario.
A sua volta Piaggio era un uomo serio e volitivo, di grandi doti morali. Avrebbe potuto costruire auto di lusso, ma lui volle dare alle persone qualunque, soprattutto ai lavoratori di un’Italia in ginocchio ma che voleva a tutti i costi rinascere, l’opportunità di muoversi con un mezzo di locomozione leggero. In più agile (da cui l’appellativo di Vespa), ma comodo (non bisogna scavalcare, come per gli altri scooter) e robusto, adatto anche alle donne e persino ai preti. Il telaio, con la sua sagoma rivoluzionaria, consentiva a tutti di sedersi facilmente e di non imbrattarsi, visto che il motore della Vespa è dietro e coperto.
Il costo? Alla portata dei più, visto che Piaggio tra le sue felici intuizioni ebbe anche quella della rateizzazione.
Dunque nel 1945 la fabbrica di Pontedera fu ridotta in macerie, nel 1946 comparvero i Topolino (pochi esemplari), e poi la più famosa e fortunata Vespa.
Il 1947 invece fu l’anno dell’Ape, ciclomotore a tre ruote, per l’agile trasporto di merci, successo senza precedenti.
Si pensi che ancora oggi, dopo più di 70 anni, il marchio Piaggio è simbolo di creatività e design italiano.
Negli eppoi figura anche l’attualissimo uso dell’Ape come piccolo taxi, in città isolane o ricche di saliscendi come Lisbona.
Il successo pieno della Vespa, esplode però nel 1953, cioè sette anni dopo la sua nascita. Merito della scelta del regista William Wiler che la inserì nel suo splendido film Vacanze romane, dove la si vede sfrecciare accattivante per le strade di Roma con a bordo Audrey Hepburn e Gregory Peck. Non poteva esserci pubblicità migliore e quella pubblicità funzionò.
Ancora oggi la Vespa è famosa nel mondo e ha grande mercato in Asia. Penso che l’esempio di Enrico Piaggio dovrebbe fare da volano in un periodo così buio della nostra economia.
L’industriale visse solo 60 anni e quando morì i suoi dipendenti erano in sciopero per motivi sindacali. Passarono ancora molti anni perché nascesse Lo statuto dei lavoratori, a riconoscere i loro diritti.
Alla notizia della sua morte però gli operai cessarono ogni ostilità in segno di rispetto per lui.
La figliastra di Enrico, che essendo orfana lui volle adottare, sposò Umberto Agnelli e la Piaggio finì nelle loro mani. Nel tempo da quelle uscì per essere acquistata da grandi holding.

Norma D'Alessio