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Calze di nylon e minigonna

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 19.06.2021
Pagina "Cultura e Società'

 
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rovo straordinaria, ancor più in quanto donna, la scoperta delle calze di nylon, il cui fine non è quello di nascondere le gambe, ma di esaltarne la bellezza.
Nel 1935, il chimico americano Wallace Hume Carothers, che lavora nei laboratori della DuPont, scopre il poliammide 6.6, da cui produrre un filamento continuo simile a quello della seta, il nylon; nel 1937 presenta il suo brevetto, ma non può goderne i diritti, perché si suicida venti giorni dopo. E’ la sua ditta a pubblicizzare l’invenzione nel 1938; nel 1939, 4000 calze vengono smerciate per prova; finiscono in sole tre ore.
La vendita ufficiale inizia il 15 maggio del 1940, storica data in cui, in soli 4 giorni, ne vengono vendute 4 milioni: le calze di nylon sbaragliano quelle di seta importate dal Giappone.
L’unità di misura della calza, è il denaro, il den, usato per definirne la trasparenza. Meno den significa più trasparenza. Inizialmente hanno uno spessore compreso tra i 40 e i 70 denari, che poi man mano si riduce fino ad arrivare a dieci.
Prima del 500, non esistevano vere e proprie calze, ma piuttosto fasce e gambali di stoffa. Nel 500 nascono le calze ad ago di seta, appannaggio delle famiglie nobili. Coprono la gamba, o gamba e coscia. Simili agli attuali leggings o fuseaux, evidenziano i muscoli della gamba, e sono utilizzate soprattutto dagli uomini. Dopo il 500, grazie ai laboratori di aguccheria, cioè alle lavorazioni a maglia con aghi, si passa dalla manifattura dei berretti, a quella di calze e guanti.
Ma è solo nell’800 che le calze diventano un indumento preminentemente femminile. Poi arriva il 900 e, con l’invenzione del nylon, la vera rivoluzione.
Purtroppo durante la Seconda Guerra Mondiale la produzione di calze di nylon viene interrotta, e le calze in circolazione riconsegnate per la riconversione bellica, per produrne paracadute.
Molte donne deluse, soprattutto le più vanitose, per rifarsi di questa mancanza disegnano dietro alle gambe una riga nera. Alla fine della guerra, finalmente recuperano il loro strumento di seduzione, che non scomparirà mai più dal mercato, perché irrinunciabile.
Senza contare la pubblicità che se ne facevano e ne fanno le attrici, tra cui Marilyn Monroe ed Edwige Fenech, solo per citarne alcune.
Se però nel secondo 900 la calza di nylon può spopolare, è grazie al binomio con l’invenzione della minigonna, nel 1965, ideata dalla stilista inglese Mary Quant. Allora i collant, che prevedono anche la copertura di glutei e addome e soppiantano per la poca praticità calze corte e reggicalze, realizzano un vero trionfo.
L’ispirazione di Mary Quant nasce dall’automobile Mini, ma già da qualche anno prima del 1965 lei aveva cominciato a proporre abiti sempre più corti. La proposta partì con l’idea che una gonna mini non ostacola il movimento delle gambe. Iniziarono prima le mini due pollici sopra il ginocchio, poi quattro, poi persino sette-otto, sino ad arrivare alle cortissime microgonne e zero gonne, che in pratica lasciano coperta appena la biancheria intima. Non tutti gli stilisti si convertirono alla minigonna. Chanel la trovava indecente; Dior affermò che non valesse la pena scoprire la parte più brutta del corpo femminile, le ginocchia. Ciò nonostante, il successo della minigonna andò avanti, perché si trattava degli anni sessantottini, quando la donna desiderava fortemente affermare la sua libertà, anche nel senso della emancipazione del suo corpo. Fu dunque uno degli emblemi del movimento femminista, anche se non in toto: qualcuno al suo interno la vide come uno indumento paradossalmente di propaganda maschilista. Le donne del movimento anti-violenza contro le donne, risposero che la minigonna non è un sì.
In Cina fu reputata uno strumento corruttivo dell’occidente capitalista ed anche in Africa fu considerata espressione di decadimento morale. Nemmeno la cultura islamica volle mai accettarla.
Curioso lo scandalo inglese dovuto al fatto che fiscalmente, essendo annoverata per via delle sue ridotte dimensioni tra gli indumenti per bambini, la minigonna non fosse tassata.
La Santa Sede, infine, vietò l’ingresso in chiesa a chi la indossava.
Nonostante tutte queste diatribe, la minigonna da quasi 60 anni, resiste. La calza di nylon ha fatto voto di eternità.
Norma D. Norma D'Alessio