Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 06-03-2020
Pagina "Colloquiando"
L
a dipendenza dal gioco (carte, macchinette, giochi in rete, casinò, corse, lotterie, gratta e vinci, scommesse, altro): una patologia ormai riconosciuta anche dal Sistema Sanitario Nazionale. Una spasmodica irrefrenabile -cronica e acuta- compulsione (quindi dal significato ‘riempitivo’) che può portare a conseguenze drammatiche e non solo dal punto di vista economico.
I suoi stigmi sono l’assorbimento al gioco e la devozione al rischio.
In passato veniva annoverata insieme alla cleptomania e piromania, cioè collocata tra i disturbi del controllo degli impulsi. Dal 2013, invece, rientra tra le cosiddette dipendenze da sostanze, come quella dell’alcool, cocaina etc. Questo non perché il gioco sia una sostanza, ma perché l’uso del gioco o viceversa l’astinenza provocano in questi soggetti modificazioni bioumorali assimilabili a quelle relative alle droghe.
La malattia riconosce nella sua origine fattori biologici, genetici, ambientali. Una possibile spiegazione biologica risiederebbe nella minor produzione di noradrenalina (un neurotrasmettitore che normalmente viene secreto di più sotto stress), nei soggetti giocatori d’azzardo rispetto a quelli occasionali.
Importanti studi condotti da alcuni ricercatori del Massachusetts, sono arrivati a registrare, tramite Risonanza Magnetica funzionale, le reazioni cerebrali nei ludomani. Ebbene, le vincite al gioco producono le stesse reazioni cerebrali che si registrano quando un tossicodipendente si inietta una dose di cocaina.
Naturalmente conta molto anche il fattore ambiente: ceto sociale e abitudini di vita, presenza in famiglia di altri ludomani etc.
Ma vediamo chi riguarda la ludomania:
- Maggiormente il sesso maschile -quello femminile è colpito meno e più avanti nella vita
- Giovani adulti e soggetti di mezza età
- Persone labili di umore, inquiete, maniacali
- Persone competitive
- Persone affette da ADHD
- Persone tendenzialmente depresse
- Persone impulsive
Il disturbo non nasce all’improvviso, ma lentamente e subdolamente, magari con un gioco semplice, tipo quello del Bingo. Ma in seguito non si è più in grado di smettere. Al momento del gioco il ludomane, eccitato, non ha freni inibitori né reali paure, anche se sta rischiando grosse cifre. Spesso ruba o trascura il lavoro e la famiglia per poterlo praticare. E’ trasandato, del tutto incapace di curare la propria persona, e quello che all’inizio percepiva come un pensiero positivo, ora diventa distruttivo, a volte addirittura suicida.
Inquieto e irascibile quando non può giocare, se smette ricomincia. Vive nella menzogna negando tutto, ogni evidenza. E’ capace di inventare le più incredibili e vergognose bugie, tipo che esce per comprare il latte al bambino, invece va a giocare. O anche lo fa di nascosto ma da casa, visto che sul Web abitano numerosi siti dove si può.
Ci sono personaggi famosi dediti al gioco d’azzardo? Eccome.
Uno dei più noti, è il nostro Vittorio De Sica, che col gioco dilapidò fortune. Ne parlava senza veli, e una volta, citando la sua amata Ischia, ebbe a dire: ‘Sì, è bella ma non potrei mai viverci: non ci sono casinò!’
Del gioco d’azzardo diceva anche: ‘Il segreto è stare al tavolo da gioco come se non si rischiasse nulla’. Impassibile, distaccato, perdeva grandi somme senza battere ciglio. Poi si alzava, lasciava la mancia, per lui irrinunciabile, e se mai tornava in treno prendendo la terza classe.
Anche l’attore Sean Connery, da poco scomparso, aveva il vizio del gioco (preferiva la roulette e come numero il 17). Poi Ben Affleck, Robert De Niro, tanto schiavo del gioco e amante dei casinò, da averne fatto un business; gli italiani Emilio Fede, Pupo, Marco Baldini. Quest’ultimo, per anni braccio destro di Fiorello, per il gioco perse tutto, compresa la famiglia, rischiando moltissimo perché finito nelle mani di strozzini. Ha poi descritto il suo dramma in un libro, ‘ll giocatore’.
Tra le donne, la bellissima Jennifer Lopez, il soprano Katia Ricciarelli e la discografica Mara Maionchi, che tempo fa impose ai casinò il divieto di ingresso per lei.
Comunque le donne anche in questo sanno ‘tenere testa’ agli uomini, e pare che siano pericolosissime, per sé e per gli altri, nel pocker e nello chemin de fer.
Ed eccoci a un’importante domanda: si può guarire? Certamente si, ma non è facile. Bisogna innanzitutto entrare nella consapevolezza del problema, e chiedere aiuto, ma aiuto per guarire, non per ricevere danaro. Negli ultimi anni sono nate associazioni, come quella aretina Mirimettoingioco, in grado di screenare i pazienti e seguirli con incontri e colloqui.
C’è il percorso psicoterapeutico, ci sono farmaci, e piccole-grandi cose pratiche da attuare, come una vita ricca di movimento. Infatti il consumo di energia fisica può distogliere dal pensiero ossessivo di giocare.
Ma anche la società deve fare la sua parte. Essere inclusiva e sensibilizzata alla problematica della ludopatia. Quindi tendere la mano senza discriminare, combattere mercato d’azzardo, delle scommesse clandestine e messaggi ingannevoli.